BIOSSIDO DI AZOTO A ROMA: ANCHE NELLA CAPITALE L’ARIA NON RISPETTA LA LEGGE

L’inquinamento atmosferico non è invisibile. Oltre 500 cittadine e cittadini della Città metropolitana di Roma hanno messo in luce le concentrazioni di biossido di azoto, dando così colore all’inquinamento in città.

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Il monitoraggio di questo inquinante derivante dal traffico veicolare, e in special modo dai veicoli diesel, è stato effettuato dal 4 febbraio al 4 marzo 2023, per la terza volta a Roma dal 2018. La mappa dei punti di monitoraggio scelti dalle persone,  vicino a casa, a scuola, al lavoro, è stata integrata da quelli selezionati dai ricercatori del Dipartimento di Epidemiologia del Lazio per la calibrazione con le centraline di ARPA Lazio; a partire da questi dati puntuali, e grazie all’elaborazione dei ricercatori, sono state stimate le concentrazioni medie annue di ciascun punto e, nei prossimi mesi, sarà possibile sviluppare mappe che aiuteranno a studiare ancora più nel dettaglio come si disperde il biossido d’azoto.

 

Dall’ultima campagna di scienza partecipata realizzata a Roma, Milano e Napoli nel febbraio 2020, è cambiato il mondo. Abbiamo sperimentato che ci sono condizioni che gettano luce sulla nostra straordinaria capacità di cambiamento, e tantissime città europee hanno, in questi anni, colto l’occasione per ripensare e rimodulare la loro mobilità. Invece, i risultati ottenuti mostrano come la qualità dell’aria a Roma non sia migliorata, ma anzi abbia subito un peggioramento. 

 

I dati rilevati a Roma 

La media mensile della città, per il monitoraggio del 2023, è stata di 42,69 μg/m³ rispetto ai 40 μg/m³ del 2020. 

 

A Roma, tra febbraio e marzo 2023, il 99% dei 387 campionatori che rispettano i criteri di inclusione nell’analisi dei ricercatori, ha misurato concentrazioni di biossido di azoto superiori alla soglia annuale di 10 μg/m³ che i ricercatori dell’OMS indicano quale valore da cui si verifica un impatto sulla salute umana. Sempre su base mensile, il 56% dei campionatori ha superato i 40 μg/m³, il 24% supera i 50 μg/m³ e l’8%, infine, supera addirittura i 60 μg/m³.

 

Nella mappa colpiscono i dati del centro, con picchi pari a oltre 83 μg/m³, quelli dei punti monitorati in strade che dovrebbero essere a traffico limitato – ma che purtroppo nella realtà non lo sono, così delineate e costantemente oggetto di deroghe e violazioni – di Piazza Venezia (52.7 μg/m³) e via del Teatro Marcello (65.6 μg/m³) proprio sotto al Campidoglio. 

 

E ancora, allarmano le concentrazioni di via della Greca (60.2 μg/m³) e di San Lorenzo, che raggiunge addirittura 72 μg/m³, ancor più grave considerando che il campionatore è stato posizionato davanti a una scuola. Anche il dato rilevato all’Esquilino raggiunge quasi gli stessi livelli, rilevando una concentrazione di biossido di azoto nel mese pari a 66.7 μg/m³. Dati, quelli elencati fin qui, che hanno ancor più valore, poiché sono aree perfette per l’attivazione di provvedimenti di moderazione della velocità, almeno “zone 30 km/h“ se non, ancora meglio, “20 km/h”. Al momento, invece, sono veri e propri corridoi di passaggio congestionati.

Esplorando la mappa, attirano l’attenzione anche altre strade, come via Druso (che registra il dato cittadino più elevato 83.9 μg/m³), via Cilicia 73.1 μg/m³, e tutte le consolari: Prenestina 61.3 μg/m³, Casilina 81.7 μg/m³, Palmiro Togliatti 63.4 μg/m³, Tuscolana 62.4 μg/m³, Ostiense 67.7 μg/m³, Nomentana 55.9 μg/m³, Cassia 50.5 μg/m³, Flaminia 57 μg/m³, Aurelia 53.8 μg/m³, Portuense 52.7 μg/m³, Laurentina 47.3 μg/m³.

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Adesso è il momento anche per Roma di cambiare in meglio.

 

I dati raccolti nella Città Metropolitana di Roma hanno permesso non solo di dare un colore all’aria che respiriamo, ma anche di dare prova della volontà di cambiamento da parte delle persone, della volontà di salvaguardare la propria salute e quella delle generazioni future. Grazie ai campionatori posizionati da chi ha deciso di prendere parte al progetto, i ricercatori hanno infatti fissato su mappa ciascun punto monitorato, assegnando – sulla base dei criteri dell’OMS – un colore a seconda della concentrazione rilevata dal campionatore passivo. 

 

La Città Eterna è color brunito – come il biossido di azoto – ma potrebbe essere (Fascia) Verde

Lungo le grandi arterie di Roma, i punti monitorati assumono il color brunito del biossido di azoto, attestandosi quindi su concentrazioni nella fascia tra i 40 μg/m³ e i 60μg/m³, ma con picchi oltre i 70μg/m³, come quello di Via Casilina, che arriva addirittura a 81 μg/m³. Roma è una città soffocata dalle automobili. Ci sono più automobili (1,7 milioni) che patenti (1,5 milioni), la media è di 51 automobili ogni 100 abitanti.

L’attuazione di una zona a traffico limitato, come la Fascia Verde, permetterebbe un passaggio cruciale verso la riduzione dell’inquinamento dell’aria in città e la transizione verso una mobilità sostenibile. Nello specifico, molte zone a basse emissioni hanno ridotto anche di un terzo i principali inquinanti dell’aria, a partire proprio dal biossido di azoto. 

Proteggiamo davvero la salute dei più fragili?

Moltissime persone hanno deciso di monitorare le scuole, i luoghi in cui le bambine e i bambini passano la maggior parte del proprio tempo e dove dovrebbero poter imparare e giocare respirando aria pulita. L’Organizzazione Mondiale della Sanità evidenzia come i bambini siano maggiormente esposti ai rischi dell’inquinamento dell’aria, perché sono in grado di inalare una gran quantità di polveri sottili ed altre sostanze tossiche immesse nell’aria, e sono quindi maggiormente vulnerabili all’inquinamento atmosferico. 

 

I risultati ottenuti, purtroppo, evidenziano come questi luoghi non siano porti sicuri per i bambini romani: delle circa 80 scuole monitorate in città, quasi il 40% si attesta su concentrazioni tra i 30 e i 40 μg/m³ e il 30% tra i 40 e i 50 μg/m³. La maggior parte delle scuole monitorate, quindi, supera di gran lunga il valore limite indicato dall’OMS (10 μg/m³) a tutela della salute e anche quello di legge, fissato a 40 μg/m³.

 

Rilevante il dato di via Nino Bixio, dove è stata attivata una strada scolastica che, allontanando il traffico dall’edificio dove i bambini passano tante ore della loro giornata, evidenzia una media di circa 10 μg/m³ inferiore a quella misurata nelle strade alle estremità,  dove ancora scorre il traffico.

 

Il biossido d’azoto contribuisce inoltre alla formazione del particolato più fino (PM2.5) e che, normalmente, si accompagna ad altri inquinanti molto pericolosi, come black carbon e IPA, gli idrocarburi policiclici aromatici.

 

Roma e le sue scuole sono ostaggio del traffico veicolare, esponendo bambine e bambini a rischi altissimi per la propria salute, non solo fisica, ma anche per lo sviluppo cognitivo. Le concentrazioni a cui sono sottoposti provocano inoltre l’insorgenza di malattie respiratorie, aggravamento di situazioni preesistenti e, secondo uno degli ultimi rapporti dell’Agenzia Europea dell’Ambiente la morte prematura di circa 1.200 bambini l’anno, in Europa.

Migliorare la qualità dell’aria intorno alle scuole e agli asili è un’azione che le Amministrazioni possono, e devono, mettere in campo al più presto. L’attuazione di Strade scolastiche, ad esempio, permetterebbe di limitare drasticamente e in brevissimo tempo i livelli di inquinamento attorno alle scuole e, altresì, darebbe spazio per muoversi e giocare in sicurezza. Con il termine Strade scolastiche si identificano gli interventi di chiusura delle strade davanti alle scuole per limitare il traffico dei veicoli a motore, attraverso la creazione di zone pedonali e ciclabili.

Ancora più verde, per l’aria, il clima e la crescita sana dei bambini.

Un altro elemento che attira l’attenzione guardando le mappe pubblicate sul sito dell’associazione è che, nonostante Roma sia dotata di grandi parchi, in alcune aree della città il verde in città è ancora insufficiente. 

Fra i pochissimi punti di campionamento colorati di verde, inferiori al limite di legge previsto per il biossido di azoto, i valori più contenuti rilevati sono proprio nelle grandi aree verdi: agli Orti urbani Tre Fontane (25.8 μg/m³), in zona Villa Ada (26.9 μg/m³), a conferma del fatto che, oltre al ruolo fondamentale di contrasto delle isole di calore e di promozione della salute dei cittadini, le aree verdi risultano un’infrastruttura fondamentale nel mitigare l’inquinamento urbano. 

Il traffico, d’altra parte, incide anche sulle aree verdi. Infatti, le concentrazioni rilevate dai campionatori posizionati nel centro di un’area verde – e quindi distanti dalle auto – sono molto inferiori a quelle dei punti di campionamento all’interno dello stesso parco ma vicino alle arterie stradali. Ad esempio, nell’Orto Urbano Garbatella i cittadini avevano posizionato due campionatori, uno interno e uno ancora interno al parco ma più vicino alla Via Cristoforo Colombo: mentre il primo ha una concentrazione di 37.6 μg/m³, il secondo ne ha registrata una ben maggiore, pari a 44.1μg/m³. L’impatto delle emissioni del traffico si evidenzia ancor di più dalle concentrazioni del campionatore posizionato proprio sulla Via Cristoforo Colombo, che raggiunge il valore di 66.7 μg/m³. 

Si conferma quindi quanto sia fondamentale nelle nostre città la presenza, la cura e lo sviluppo di infrastrutture ambientali e parchi di dimensioni importanti: l’Amministrazione prenda in carico i dati raccolti grazie all’impegno dei cittadini e ascolti ciò che la ricerca indica come necessario. Si aumenti il verde in città, lo si curi adeguatamente – contestualmente alla riduzione del traffico veicolare – per risanare l’aria che respiriamo e per abbassare le temperature in città.

Il futuro di Roma

I dati fin qui evidenziati, sottolineano l’importanza della strada imboccata dal Comune di Roma con la decisione di attivare la ZTL “Fascia verde” allo scopo di proteggere la salute della popolazione romana e. al contempo, dare spazio alla mobilità attiva a zero emissioni. Anche a Roma le emissioni del traffico sono di gran lunga la prima sorgente di ossidi di azoto rappresentando il 63% del totale. Secondo stime recenti dell’Agenzia Europea dell’Ambiente l’inquinamento atmosferico che deriva dai tre principali inquinanti, NO2, PM2.5 e O3 (ozono), è responsabile di quasi cinquemila morti evitabili. È come se ogni anno la capitale perdesse l’intera popolazione di Castro Pretorio o di Campo Marzio per malattie respiratorie e cardiovascolari. 

“Per quanto possa apparire drastico e difficoltoso, il cambiamento è necessario e non più rinviabile se si vuole salvaguardare la salute pubblica e al contempo migliorare la vivibilità cittadina – dice Alessandra Grasso, Coordinatrice della campagna su Roma, che prosegue – Il Comune mantenga il proprio impegno dimostrato nella volontà di migliorare l’aria che i cittadini respirano in ogni punto della città e investa maggiormente sullo sviluppo dei mezzi pubblici, della mobilità condivisa e sulle infrastrutture per la mobilità attiva. Le persone sono pronte al cambiamento, ma hanno bisogno di strumenti a supporto da parte delle Amministrazioni”. 

“Il passo avanti che il Comune di Roma si accinge a fare rappresenta un passaggio fondamentale per modificare la mobilità, la qualità ambientale di Roma e la salute dei cittadini romani – sottolinea Anna Gerometta, Presidente di Cittadini per l’aria, che conclude – La giunta comunale e chi governa in Regione hanno, da oggi, dalla loro parte i nostri dati che rafforzano la capacità di agire su questo fronte. Lasciare che chi vive e lavora a Roma e nel Lazio sia preda dei veleni di una mobilità tossica e pericolosa comporta per chi governa una responsabilità morale e giuridica”.

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2023-07-17T11:57:45+00:00 luglio 12th, 2023|News|