Cosa respiriamo in città? L’impatto sulla salute 2021-05-16T21:40:57+00:00

L’ARIA E LA NOSTRA SALUTE

Esiste un’associazione fra la quantità di inquinanti atmosferici che respiriamo e l’incremento del tasso di mortalità e di malattie(OMS)

Che sia per qualche ora o per anni, gli effetti degli inquinanti sul nostro corpo sono evidenti e disastrosi. Nel 2013 lo IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato l’inquinamento atmosferico cancerogeno per l’essere umano.

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Scopri che impatto ha l’inquinamento atmosferico su tre dei nostri organi più importanti
I POLMONI
IL CUORE
IL CERVELLO

L’ARIA E LA NOSTRA SALUTE

Esiste un’associazione fra la quantità di inquinanti atmosferici che respiriamo e l’incremento del tasso di mortalità e di malattie (OMS)

Che sia per qualche ora o per anni, gli effetti degli inquinanti sul nostro corpo sono evidenti e disastrosi. Nel 2013 lo IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato l’inquinamento atmosferico cancerogeno per l’essere umano.

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Tre milioni di studi scientifici hanno confermato i gravi effetti che l’inquinamento ha sulla nostra salute ma non tutti ne hanno coscienza.

Le cause più frequenti di morte prematura riconducibili all’inquinamento atmosferico (WHO, 2018) sono le malattie cardiache e gli ictus, seguite dalle malattie respiratorie e il tumore ai polmoni.

Inoltre, la letteratura scientifica ricollega l’esposizione all’inquinamento dell’aria a:

  • aumento del rischio cardiovascolare (infarto, aritmia ventricolare, insufficienza cardiaca, ictus)
  • aumento del cancro ai polmoni, alla vescica, al seno e ridotta sopravvivenza dei malati di tumore
  • aumento di leucemia nei bambini
  • aumento dell’asma e bronchite cronica
  • aumento di allergie (rinite allergica, atopia e varie allergie)
  • aumento del diabete di tipo 2
  • aumento dei parti prematuri e basso peso alla nascita
  • diminuzione dello sviluppo e della funzionalità polmonare nei bambini e insorgenza di asma associata all’esposizione durante la gravidanza
  • deterioramento cognitivo negli anziani e nei bambini.

C’è una correlazione diretta fra la nostra salute e la quantità di inquinanti dell’aria a cui siamo esposti.

Tre milioni di studi scientifici hanno confermato ad oggi i gravi effetti che l’inquinamento ha sulla nostra salute. Ma non tutti ne hanno coscienza.

Le cause più frequenti di morte prematura riconducibili all’inquinamento atmosferico (WHO, 2018) sono le malattie cardiache e gli ictus, seguite dalle malattie respiratorie e il tumore ai polmoni.

Inoltre, la letteratura scientifica ricollega l’esposizione all’inquinamento dell’aria a:

  • aumento del rischio cardiovascolare (infarto, aritmia ventricolare, insufficienza cardiaca, ictus)
  • aumento del cancro ai polmoni, alla vescica, al seno e ridotta sopravvivenza dei malati di tumore
  • aumento di leucemia nei bambini
  • aumento dell’asma e bronchite cronica
  • aumento di allergie (rinite allergica, atopia e varie allergie)
  • aumento del diabete di tipo 2
  • aumento dei parti prematuri e basso peso alla nascita
  • diminuzione dello sviluppo e della funzionalità polmonare nei bambini e insorgenza di asma associata all’esposizione durante la gravidanza
  • deterioramento cognitivo negli anziani e nei bambini.

C’è una correlazione diretta fra la nostra salute e la quantità di inquinanti dell’aria a cui siamo esposti. 

I polmoni

I nostri polmoni filtrano quasi 30.000 litri d’aria al giorno. Come una spugna, filtrano l’aria trattenendo gli inquinanti.

Le particelle più fini e i gas si diffondono, attraverso i capillari, nel sangue e da qui vengono trasportati ovunque nel nostro organismo. Lo smog irrita e infiamma l’apparato respiratorio e agisce sui processi ossidativi cellulari. Questo causa l’aumento di casi di asma bronchiale, bronchiti nei bambini, bronchiti e infezioni delle basse vie respiratorie, polmoniti, mancanza di fiato, tosse, affaticamento respiratorio e perdita nel tempo di funzionalità polmonare.

Centinaia di studi in tutto il mondo hanno ormai concluso che l’esposizione all’inquinamento atmosferico determina un incremento di rischio di tumore al polmone di almeno il 13% ogni 10 μg/m3 PM2.5. E uno studio fatto in Lombardia mostra che ad ogni incremento di concentrazione di 10 µg/m3 di PM10 si verifica un aumento di rischio di tumore al polmone del 28%, e del tumore al polmone ‘a cellule squamose’ del 44%.

I bambini sono i più esposti perché passano più tempo all’esterno e il loro sistema immunitario e metabolico non sono del tutto sviluppati e i loro polmoni sono in fase di rapida evoluzione.

Un recente studio evidenzia che i bambini esposti a livelli elevati di inquinamento durante il primo anno di vita – anche a concentrazioni entro i limiti di legge – presentano, da adolescenti, una più ridotta funzionalità polmonare. Fino ad un terzo!

L’OMS stima che riducendo l’inquinamento, si eviterebbe un terzo dei casi di asma in età pediatrica.

Per esempio, ogni anno 500 bambini a Milano e 130 a Napoli sviluppano l’asma a causa delle concentrazioni di biossido di azoto (NO2) nell’aria. Aumenta quindi l’utilizzo dei farmaci anti-asma, ma se riducessimo le concentrazioni di PM10 di 20 μg/m3, il consumo di salbutamolo (un farmaco anti-asma) diminuirebbe di 850 dosi ogni giorno.

E’ inoltre accertata l’associazione fra inquinamento atmosferico e lo sviluppo e l’esacerbazione della BPCO (BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva) una malattia che l’OMS stima diventerà, entro il 2030, la terza causa di morte a livello mondiale.

Molte sono le ipotesi circa la correlazione fra incidenza, gravità e letalità del COVID_19 e concentrazioni di inquinamento atmosferico. Tutte legate alla correlazione fra Covid_19 e sistema respiratorio.

La prima ipotizza che l’inquinamento danneggi il sistema immunitario rendendoci più vulnerabili all’aggressione del virus. In particolare i soggetti esposti all’inquinamento avrebbero una riduzione delle difese a causa del danneggiamento dell’epitelio che protegge le vie respiratorie (alte e basse) dalle aggressioni dei patogeni rendendoci più esposti.

La seconda spiega che, poichè l’inquinamento causa malattie come le patologie cardiovascolari, il diabete e la COPD, è verosimile che vi sia una interazione fra il virus e queste patologie dato che i soggetti affetti da queste ultime sono risultati statisticamente più a rischio per l’impatto più grave e spesso fatale dell’infezione.

La terza è che ci possa essere un effetto di diffusione del virus per via aerea ed in particolare che il virus possa essere trasportato dal particolato. Sebbene virus diversi dal Covid_19 siano stati trovati dai ricercatori nel particolato, l’ipotesi che il Covid possa sopravvivere in uno stato vitale sul particolato deve ancora essere verificata.

Il cuore

Secondo un recente studio l’impatto dell’inquinamento atmosferico in Europa sarebbe molto più elevato di quanto ritenuto fino ad oggi e causerebbe ogni anno la morte prematura di 790.000 persone. Almeno il 48% di queste sono riconducibili a cardiopatie ischemiche e infarti.

L’impatto dell’inquinamento atmosferico sul sistema cardiovascolare è così grave che la Società Europea di Cardiologia lo ha incluso nelle proprie linee guida, accanto al fumo e alla dieta, fra i rischi per il cuore e consiglia ai soggetti cardiopatici di evitare le strade con molto traffico.

L’esposizione all’inquinamento atmosferico e al traffico stradale è associata a: arteriosclerosi, infarto del miocardio, ictus e insufficienza cardiaca acuta, stress ossidativo vascolare sistemico, formazione di trombi.

L’esposizione a lungo termine al traffico stradale risulta fortemente correlata alla mortalità cardiovascolare. In uno studio su larga scala su donne è risultato che vivere entro 50 m da una strada principale ha aumentato il rischio di morte cardiaca improvvisa del 38% rispetto a vivere a ≥ 500 m di distanza.

Studi evidenziano che i giovani che vivono in zone a forte inquinamento possiedono marker di rischio cardiovascolare più elevati rispetto a quelli che vivono in aree meno inquinate.

Le più recenti tecnologie di indagine hanno consentito di rilevare, mediante microscopia elettronica, nano particelle metalliche tossiche all’interno dei mitocondri del tessuto cardiaco di vari soggetti deceduti.

Un recente studio pubblicato su Lancet evidenzia che l’esposizione all’inquinamento atmosferico determina un rilevante incremento di rischio di sviluppare patologie cardiovascolari per gli adulti dai 35 ai 75 anni.

Il cervello

Gli effetti sulla salute del nostro cervello derivanti dall’inquinamento atmosferico sono correlati alla dimensione delle particelle. Le particelle più piccole possono infatti risalire il naso ed essere trasportate direttamente al cervello attraverso il nervo olfattivo, aggirando la barriera emato-encefalica, trasportando sulla loro superficie altri contaminanti, dalle diossine e altri composti chimici a metalli.

Le particelle metalliche che raggiungono il cervello possono danneggiare direttamente i neuroni.

Il meccanismo di difesa attivato nel cervello può infatti innescare uno stato di infiammazione cronica che è collegato con il fenomeno neurodegenerativo.

Studi condotti sia in Italia, sia negli Stati Uniti, che dai ricercatori dell’Istituto ISGlobal di Barcellona, hanno accertato come frequentare una scuola più prossima al traffico determini uno sviluppo cognitivo più ritardato e che, quando in città aumentano le concentrazioni di inquinamento la capacità di attenzione dei bambini si riduce immediatamente.

In particolare l’esposizione all’inquinamento atmosferico da traffico è stata associata a effetti avversi sullo sviluppo mentale e sulle funzioni comportamentali come QI globale ridotto, diminuzione della memoria e del rendimento scolastico, disturbo da Deficit di Attenzione, Iperattività e Disturbo dello Spettro Autistico.

Inoltre non solo ricerche hanno evidenziato anche che vivere vicino a strade ad alto traffico determina un incremento di rischio di sviluppare demenza precoceParkinson e sclerosi multipla, ma uno studio appena pubblicato ha rilevato una chiara evidenza dell’associazione fra esposizione al PM2.5 e incremento dell’incidenza di malattie neurologiche nella popolazione con più di 65 anni. Confrontando le varie zone degli Stati Uniti, i ricercatori hanno scoperto  che man mano che le concentrazione di PM2.5 crescono di soli 5 µg/m³, l’incidenza di Alzheimer e Parkinson aumenta del 13%.

Altri ricercatori hanno evidenziato nel cervello dei malati di Alzheimer notevoli quantità di una sostanza, la magnetite, la cui origine è stata ricondotta alla combustione e all’abrasione derivanti dal traffico.

Sta infine crescendo l’attenzione sul collegamento fra l’esposizione all’inquinamento atmosferico e i tumori al cervello. Una ricerca condotta in Canada ha evidenziato una correlazione fra concentrazioni di particolato ultrafine e tumore al cervello della popolazione.

Approfondimento
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