Covid19, anche una questione d’aria?

Pubblichiamo un articolo di Anna Gerometta, presidente della nostra associazione circa la possibilità che la violenta epidemia lombarda sia stata favorita dall’inquinamento atmosferico di questa regione e, quindi, dall’assenza – grave  e pluriennale – di misure adeguate per combatterlo. In calce inseriamo i link ad alcuni degli studi ai quali si accenna nel testo e brevi note relative.

 


Quel filo sottile

 

Che collegamento c’è fra lo scoppio dell’epidemia di Coronavirus in Lombardia e la pessima qualità dell’aria registrata in questa regione dallo scorso dicembre fino a metà febbraio? Se questo è il periodo in cui, secondo i ricercatori, il virus ha iniziato a circolare nel nostro paese è lecito domandarsi se la pessima qualità dell’aria lombarda possa aver giocato un ruolo, e quale, nella rapida e micidiale diffusione del virus.

Senza aver l’ambizione di trarre conclusioni può però servire condividere alcune informazioni. Per oltre due mesi, dall’inizio di dicembre alla prima settimana di febbraio 2020, le concentrazioni di particolato, PM10 e PM2.5, e NO2, biossido di azoto, in Lombardia sono state pressoché costantemente ben oltre i limiti di legge. Dopo un dicembre irrespirabile, a metà febbraio erano già stati consumati in Lombardia i 35 giorni annui di superamento del limite dei 50 µg/m3 concessi dalle norme europee per il PM10. Scorrendo i giornali ci si avvede di come, all’aumentare delle concentrazioni di inquinanti, i medici ospedalieri abbiano denunciato in quei giorni sulla stampa, come tante volte in precedenza, l’aumento degli accessi al pronto soccorso di bambini e adulti per l’incremento di patologie respiratorie. Livelli e concentrazioni di inquinanti spaventosi, quelli Lombardi, spesso visualizzati dal satellite dell’agenzia spaziale europea ESA Copernicus e da un’efficace immagine dalla stazione webcam di Porta Nuova scattata l’8 gennaio a Milano, nella quale appunto, è impossibile vedere alcunché.

 

da sinistra a destra: la stessa veduta di Porta Nuova l’8 gennaio, l’8 febbraio, l’8 marzo. (webcam)

E’ solo un caso che il virus abbia scelto, per la sua diffusione in Europa, la pianura padana e, di tutte le regioni padane, la più inquinata? Forse non del tutto.

Nel 2013 un gruppo di ricercatori cinesi ha provato ad analizzare la porzione di particolato atmosferico consistente nei microorganismi inalabili, per intenderci batteri, virus e funghi (1). La loro ricerca, ha mostrato che al crescere delle
concentrazioni di particolato si verificava un incremento dei microrganismi nell’aria. Ovvero più erano elevate le concentrazioni di inquinanti nell’aria maggiori erano le quantità di microrganismi patogeni nell’aria di Pechino. Se la conclusione dello studio cinese fosse confermata, si potrebbe supporre che, giunto in Italia a cavallo fra il 2019 e il 2020, il virus abbia trovato in Lombardia terreno, anzi aria, assai fertile per la sua diffusione.

Non solo. I risultati della ricerca scientifica ed epidemiologica sull’inquinamento atmosferico dell’ultimo ventennio indicano ormai chiaramente che l’esposizione dell’organismo umano a concentrazioni elevate di inquinanti atmosferici ha, fra gli altri, effetti irritanti degli organi rendendoli più esposti, fragili e suscettibili ad infezioni e patologie di varia natura. Fra questi la letteratura ha ormai tratto un collegamento diretto fra l’infiammazione delle vie aree per l’esposizione agli inquinanti atmosferici e l’incremento di incidenza di polmoniti, bronchiti, casi di asma, oltre che tumori ai polmoni (2).

Domandarci quindi se la popolazione lombarda, alla quale lo studio VIIAS (3), che nel 2015 ha studiato l’incidenza sanitaria dell’inquinamento nel nostro paese, riconduce circa un terzo della mortalità che si verifica in Italia per l’inquinamento atmosferico, possa essere più esposta, più suscettibile all’esplosione dell’epidemia di Coronavirus a causa dell’inquinamento atmosferico è legittimo, anzi, indispensabile. Lo stesso Bruce Aylward, capo della delegazione dell’Organizzazione mondiale della sanità a Wuhan, ha recentemente parlato, a proposito della diffusione del virus in Cina a carico dei più giovani, di cofattori
incidenti fra i quali il fumo (4), al quale l’inquinamento può certamente essere assimilato (5).

Siamo allora sicuri che non vi sia un filo sottile che lega l’inquinamento lombardo e la diffusione così massiccia del virus in Lombardia? Che il propagarsi dell’epidemia in Lombardia non sia stata, insomma, sostenuta indirettamente dagli effetti dell’assenza di quelle politiche volte al miglioramento della qualità dell’aria? Politiche così essenziali per la salute dei cittadini, che gli stessi amministratori oggi invocanti il rigore ignorano in modo altrettanto caparbio, insensato e colpevole da anni. Trasporti puliti e collettivi, supporto alle città per la creazione di aree a bassissime emissioni, intermodalità, ciclabilità diffusa, utilizzo di carburanti non solidi per il riscaldamento, agricoltura sostenibile (6).

Ora è pandemia. Che ruolo ha avuto, su questa tragedia mondiale, la stolta mancanza di politiche per tutelare l’aria che respiriamo (7)?

 

 

 

 

Note:

1) Inhalable Microorganisms in Beijing’s PM2.5 and PM10 Pollutants during a Severe Smog Event, Cao et al.  Environ. Sci. Technol. 2014, 48, 3, 1499-1507,
2) Fra i più recenti Griegg “Air Pollution and Respiratory Infection: An Emerging and Troubling Association” solleva il tema nel 2018 facendo riferimento a uno studio sui bambini virus sinciziale https://www.atsjournals.org/doi/full/10.1164/rccm.201804-0614ED;  uno studio recente sui ricoveri da influenza a New York “Associations between Source-Specific Particulate Matter and Respiratory Infections in New York State Adults” Environmental Science & Technology 2020 54 (2), 975-984  https://pubs.acs.org/doi/10.1021/acs.est.9b04295 ; ed infine un recente studio che evidenzia l’alterazione del sistema immunitario “Air pollution and its effects on the immune system” del 30.1.2020, Drew A. Glencross et al. https://doi.org/10.1016/j.freeradbiomed.2020.01.179
3) VIIAS: www.viias.it, Metodi per la Valutazione Integrata dell’Impatto Ambientale e Sanitario dell’inquinamento atmosferico
4) Intervista a Bruce Aylward su VOX del 4 marzo 2020
5) Recente studio che, in riferimento alla funzionalità polmonare, assimila l’impatto da esposizione all’inquinamento a quello al fumo,  “Association Between Long-term Exposure to Ambient Air Pollution and Change in Quantitatively Assessed Emphysema and Lung Function”. JAMA, 2019; 322 (6): 546 DOI: 10.1001/jama.2019.10255
6) Nel 2018, alla vigilia delle elezioni amministrative regionali, Cittadini per l’aria ha lanciato un appello e manifesto  affinché i candidati si impegnassero ad attivare politiche molto più incisive al fine di ridurre gli inquinanti atmosferici.
7) Dal 2017 Cittadini per l’aria è in causa con la Regione al fine di ottenere il miglioramento della pianificazione regionale sulla qualità dell’aria.
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2020-03-15T23:05:47+00:00 marzo 15th, 2020|News|