Inquinamento atmosferico e navi da crociera: gravemente insufficiente l’impegno delle compagnie marittime in Europa

Gli armatori fanno il minimo previsto dalla legge per ridurre le emissioni nocive mentre i dati confermano la loro pervasività e pericolosità

 

L’industria delle navi da crociera, nel complesso, non sembra preoccupata di ridurre in Europa le emissioni nocive che continuano a inquinare l’aria e affumicare le città di porto. Un quadro impietoso che riguarda l’Italia da vicino, quello emerso oggi dalla classifica annuale di NABU (Nature And Biodiversity Conservation Union).

L’organizzazione tedesca ha valutato le soluzioni introdotte dalle compagnie di crociera per ridurre l’impatto negativo delle loro navi sulla qualità dell’aria delle città di porto dove attraccano. A quanto si vede dalla classifica, colossi come MSC Cruises, Carnival Cruise e Royal Caribbean non fanno che il minimo richiesto dalla legge per abbattere la quantità di sostanze nocive nei fumi delle navi. Hapag Lloyd Cruises e TUI Cruises hanno scelto almeno di usare catalizzatori SCR o di predisporre le proprie navi all’ormeggio in banchine elettrificate per non dover lasciare i motori accesi.

Tra le imbarcazioni analizzate da NABU, solo una – la AIDAnova, che sarà varata il 31 agosto – userà un carburante alternativo all’olio pesante (HFO, Heavy Fuel Oil), ossia il gas naturale liquefatto (GNL). Tutte le altre 76 prese in esame, comprese otto su nove navi da crociera varate nel 2018, utilizzano lo HFO, l’olio pesante: un carburante residuato dalla raffinazione del petrolio, dal tenore di zolfo elevatissimo, fino a 3500 volte superiore a quello dei motori diesel da strada, che sprigiona inoltre black carbon – un inquinante che danneggia gravemente la salute umana – e causa la formazione di ingenti quantità di ossidi di azoto (NOx) contribuendo così anche alla formazione dell’ozono.


La classifica di NABU delle navi da crociera in base alle misure di riduzione delle emissioni inquinanti (clicca sull’immagine per ingrandire)

NAPOLI CASO DI STUDIO – Intanto, una ricerca scientifica condotta nel porto di Napoli da studiosi dell’Università “Federico II” e pubblicata pochi giorni fa analizza proprio l’impatto delle emissioni da navi da crociera sulla qualità dell’aria. Dalla ricerca emerge che il 98% delle emissioni da navi da crociera a Napoli dipendono dallo stazionamento in banchina di queste città galleggianti con i motori accesi: Cittadini per l’aria Onlus chiede da tempo, con altre associazioni, che le banchine siano elettrificate, e che le navi installino filtri anti-particolato catalizzatori anti-NOx.

Napoli ha un traffico crocieristico molto più ridotto rispetto a porti come Venezia o Genova, e conta rilevanti fonti di inquinamento diverse dal trasporto marittimo; tuttavia, il contributo delle navi da crociera resta significativo: nella stagione estiva, le emissioni di biossido di azoto derivano da tali imbarcazioni fino all’86% del totale su base oraria, e ammontano in media d’estate a oltre il 5%.

Un altro studio recente ha evidenziato come le navi da crociera emettano, fra tutte le imbarcazioni, le maggiori quantità di black carbon che, oltre a nuocere gravemente alla salute umana, è un potente climalterante.

In media, una nave da crociera emette quasi tre volte le tonnellate di black carbon emesse da una nave cargo (dati 2015, fonte ICCT; clicca sull’immagine per ingrandire)

PROPOSTE CONCRETE – A giugno, Cittadini per l’aria e altri 12 comitati e associazioni di tutela dell’ambiente (tra cui la federazione europea Transport & Environment) hanno scritto al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, una lettera per richiedere il sostegno aperto dell’Italia all’istituzione di una zona ECA (Emissions Control Area) nel Mediterraneo e avviare un dialogo sulle possibili soluzioni al problema dell’inquinamento navale. Il ministro non ha ancora risposto.

La lettera, disponibile sul sito di Cittadini per l’aria, comprende numerose proposte: la già citata introduzione di una zona a basse emissioni nel Mediterraneo, come tra Mar Baltico e Mare del Nord; l’adozione di una fascia di rispetto delle aree costiere che – nell’attesa dell’istituzione della auspicata area ECA – imponga l’utilizzo di carburanti più puliti almeno entro le 12 miglia dalla costa; un sistema di accesso civico (open access) ai controlli eseguiti sulle navi della Guardia Costiera, e l’aumento della frequenza dei controlli stessi; la riconversione ecologica delle flotte e dei porti.


Una nave da crociera in sosta nel porto di Genova (clicca sull’immagine per ingrandire; al link tutte le foto del concorso “Un mare di fumo”)

DICHIARAZIONI
Anna Gerometta
, presidente di Cittadini per l’aria: “I cittadini scelgano vacanze davvero sostenibili e il governo si metta al lavoro per rendere la navigazione nel Mediterraneo un’opportunità di sviluppo di un’industria del mare davvero innovativa e pulita, per proteggere la salute dei cittadini, i monumenti delle città di porto oltre che l’ambiente marino che viene irrimediabilmente alterato dagli inquinanti che si depongono sulla superficie del mare”.

Leif Miller, CEO di NABU: “È scandaloso che nel 2018 ci siano ancora navi in arrivo sul mercato costruite per usare l’olio pesante come combustibile. In tutte le principali città portuali in Europa le persone soffrono dell’aria gravemente inquinata a causa del settore crocieristico in crescita. Ma il gli armatori non si assumono le proprie responsabilità. I cambiamenti sono solo a parole e quindi non sono tali, così le città portuali e le comunità costiere sono ora invitate a vietare navi sporche come sta facendo la Norvegia per proteggere in alcuni fiordi le persone e l’ambiente”.

Condividi l'articolo
2018-11-20T16:20:50+00:00 agosto 21st, 2018|Facciamo respirare il Mediterraneo, News|