RINVIO AL BLOCCO DIESEL EURO 5: T&E, Clean Cities Campaign, Cittadini per l’Aria e Comitato Torino Respira
PER SALVINI IL DIRITTO ALLA SALUTE PUÒ ATTENDERE UN ALTRO ANNO
Milano, 09 luglio 2025 – Pubblichiamo la nota stampa condivisa con Clean Cities Campaign, T&E e Comitato Torino Respira, notando che il provvedimento del Governo – con cui si rinvia il blocco dei vecchi e inquinanti motori diesel nelle zone più a rischio d’Italia (e d’Europa) – rivela evidente l’obiettivo di preservare voti, contenendo lo scontento di chi – a causa di decenni di inazione politica in termini di mobilità sostenibile nelle Regioni padane – talvolta non ha alternative all’uso dell’auto. Spostarsi verso e nelle città senza l’auto elimina il tema della classe euro, risana l’aria, migliora la salute e il portafoglio dei cittadini. Semplicemente le regioni hanno ignorato le misure che si sarebbero potute attivare da tanto e chi ne paga lo scotto oggi sono gli stessi cittadini che si pretende di difendere e la cui salute, invece, viene offesa dai fumi tossici delle auto che continueranno a circolare nelle nostre città.
“Non è bastato lo scandalo Dieselgate, probabilmente la più grave truffa industriale mai operata, col fine di occultare le emissioni reali di una tecnologia estremamente inquinante; e non sono bastate tre condanne a carico dell’Italia, da parte della Corte di Giustizia Europea, per il sistematico superamento delle concentrazioni di inquinanti atmosferici, quali il biossido di azoto, che viene in gran parte proprio dai mezzi diesel. Ma, soprattutto, non bastano, al ministro dei Trasporti, le oltre 50mila morti premature per inquinamento atmosferico registrate annualmente nel nostro Paese, con la Pianura Padana maglia nera, in Europa, di una crisi sanitaria enorme. Il diritto di guidare mezzi vetusti e inquinanti vale più di quello alla salute?”
Con queste parole T&E, Clean Cities Campaign, Cittadini per l’Aria e Comitato Torino Respira hanno commentato il posticipo di un anno al blocco degli Euro 5 adottato oggi con un emendamento al decreto Infrastrutture.
“Quella di oggi è l’ennesima misura dilatoria populista. Si finge di voler tutelare chi guida mezzi altamente inquinanti, e oramai vecchi anche di quindici anni, ma non si dice che i costi stimati dell’inquinamento atmosferico, in Italia, tra il 2024 e il 2030, sono il 6% del PIL nazionale. Anche questi impattano sull’economia dei cittadini”, concludono gli ambientalisti.